Riviera Apuana
Nel candore dei marmi l’eternità dell’Arte
Il comprensorio lunigianese dell’Apuania corrisponde al versante marino del gruppo roccioso delle Alpi Apuane compreso l’intero litorale sabbioso che dalla piana di Luni giunge fino a Montignoso. Il nome deriva dall’antica e fierissima popolazione dei Liguri-Apuani, artefice del fenomeno di rilevanza europea del megalitismo antropomorfo delle Statue-stele. Una vena poetica tra il neoclassicismo e il romantico, animata sul principiare del sec. XX da Ceccardo Roccatagliata Ceccardi, vuole che il termine derivi dalla mitica stazione di Apua, per qualcuno identificabile nell’odierna Pontremoli, capitale per noi della Val di Magra.
La catena delle Apuane rappresenta senz’altro un qualcosa di unico: essa si erge dal livello del mare fin quasi ai 2.000 metri d’altezza e anche se nessuna delle sue vette raggiunge, seppur per poco, quella soglia precisa che sancisce il termine “alpe”, i suoi monti sono stati così ugualmente indicati, fin dal sec. XIX, proprio per la loro assoluta eccezionalità.
Dal punto di vista geologico il bacino montano costituisce un sistema del tutto distinto dall’Appenino: le origini sono differenti e molto più antiche. In effetti, le Apuane sono costituite prevalentemente da quelle formazioni calcaree cui si deve la pregiata e celebratissima qualità dei marmi.
Zona carsica, fonte di acque minerali e termali, l’intero bacino montano cela nel suo cuore grotte di enormi dimensioni, come ad esempio quelle di Equi Terme, la cui Tecchia era una caverna frequentata già dalla sottospecie neandertaliana. Da quei tempi remotissimi l’intero comprensorio lunigianese è abitato dall’uomo senza soluzione di continuità.
Le vette più conosciute dagli escursionisti sono il Pisanino (1.946), il Pizzo d’Uccello (1.781) e il Monte Sagro (1.752). Sono vette scalabili attraverso sentieri accessibili a esperti escursionisti, ma in realtà frequentati dai più, tanto che è lunghissimo, purtroppo, l’elenco degli infortuni mortali: alle Apuane, come anche al nostro mare, occorre sempre portare il massimo rispetto; mai lasciarsi andare ad eccessi di confidenza.
Cantate dai classici latini assieme alla città di Luni (di sicura fondazione romana, ma un portus lunae doveva già esisteva prima della conquista), le Apuane sono dette Lunae montes da Strabone. Citate in due occasioni anche da Dante, il loro fascino ha fatto breccia non solo in Ceccardo ma pure nel D’Annunzio.
Regno incontrastato dell’aquila reale, le Apuane sono un vero paradiso naturale, sia zoologico che botanico, meta fissa anche dei cercatori di minerali. Le cartine dei sentieri sono ricche di percorsi mozzafiato, più o meno impegnativi, come ad esempio la splendida strada ferrata del Pizzo d’Uccello. Imperdibile la visita all’antica cava-museo di Fantiscritti, ove salirono più volte Michelangelo e il Canova.
Da non perdere il centro storico di Carrara, capitale mondiale del marmo, e il castello Malaspina-Cybo di Massa.
Il comprensorio lunigianese dell’Apuania corrisponde al versante marino del gruppo roccioso delle Alpi Apuane compreso l’intero litorale sabbioso che dalla piana di Luni giunge fino a Montignoso. Il nome deriva dall’antica e fierissima popolazione dei Liguri-Apuani, artefice del fenomeno di rilevanza europea del megalitismo antropomorfo delle Statue-stele. Una vena poetica tra il neoclassicismo e il romantico, animata sul principiare del sec. XX da Ceccardo Roccatagliata Ceccardi, vuole che il termine derivi dalla mitica stazione di Apua, per qualcuno identificabile nell’odierna Pontremoli, capitale per noi della Val di Magra.
La catena delle Apuane rappresenta senz’altro un qualcosa di unico: essa si erge dal livello del mare fin quasi ai 2.000 metri d’altezza e anche se nessuna delle sue vette raggiunge, seppur per poco, quella soglia precisa che sancisce il termine “alpe”, i suoi monti sono stati così ugualmente indicati, fin dal sec. XIX, proprio per la loro assoluta eccezionalità.
Dal punto di vista geologico il bacino montano costituisce un sistema del tutto distinto dall’Appenino: le origini sono differenti e molto più antiche. In effetti, le Apuane sono costituite prevalentemente da quelle formazioni calcaree cui si deve la pregiata e celebratissima qualità dei marmi.
Zona carsica, fonte di acque minerali e termali, l’intero bacino montano cela nel suo cuore grotte di enormi dimensioni, come ad esempio quelle di Equi Terme, la cui Tecchia era una caverna frequentata già dalla sottospecie neandertaliana. Da quei tempi remotissimi l’intero comprensorio lunigianese è abitato dall’uomo senza soluzione di continuità.
Riviera Apuana
Le vette più conosciute dagli escursionisti sono il Pisanino (1.946), il Pizzo d’Uccello (1.781) e il Monte Sagro (1.752). Sono vette scalabili attraverso sentieri accessibili a esperti escursionisti, ma in realtà frequentati dai più, tanto che è lunghissimo, purtroppo, l’elenco degli infortuni mortali: alle Apuane, come anche al nostro mare, occorre sempre portare il massimo rispetto; mai lasciarsi andare ad eccessi di confidenza.
Cantate dai classici latini assieme alla città di Luni (di sicura fondazione romana, ma un portus lunae doveva già esisteva prima della conquista), le Apuane sono dette Lunae montes da Strabone. Citate in due occasioni anche da Dante, il loro fascino ha fatto breccia non solo in Ceccardo ma pure nel D’Annunzio.
Regno incontrastato dell’aquila reale, le Apuane sono un vero paradiso naturale, sia zoologico che botanico, meta fissa anche dei cercatori di minerali. Le cartine dei sentieri sono ricche di percorsi mozzafiato, più o meno impegnativi, come ad esempio la splendida strada ferrata del Pizzo d’Uccello. Imperdibile la visita all’antica cava-museo di Fantiscritti, ove salirono più volte Michelangelo e il Canova.
Da non perdere il centro storico di Carrara, capitale mondiale del marmo, e il castello Malaspina-Cybo di Massa.