Riva Trigoso
“Liguria. Il mare nei capelli, l’odore dell’estate nelle vene, e le bougainville negli occhi.” (Fabrizio Caramagna)
La Liguria è casa di sogni, mai troppo lontani dal mare. Per esempio, quando si è in viaggio, nel Levante Ligure, verso Sestri, giustappunto la città dei due mari, e ti imbatti in terre troppo strette e troppo esigue per essere abitate, terre che si allungano dal promontorio fino a porticcioli che sono bomboniere, terre con le tipiche case dalle tinte pastello che sfidano la forza di gravità, tra il frangiflutti e le colline, la qualità del sogno di destinazione si fa soffusa, quasi romantica. Già Christian Andersen, lo scrittore, si era innamorato delle due baie, delle Favole e del Silenzio, che a Sestri, con la spiaggia una e un piccolo golfo rotondo la seconda, concorrono a rendere lo spettatore una sorta di intermediario tra il mondo reale, concreto, e quello fatto di leggende e magia.
Incastonato nello stesso contesto, proprio tra Sestri Levante e Moneglia, o, per essere ancor più precisi, spalmato all’incrocio tra Punta Manara e Punta Baffe, a pochi chilometri dalle Cinque Terre e a poco più dalla Superba, troviamo uno dei più antichi borghi del Tigullio: Riva Trigoso.
Riva Trigoso
Si raggiunge quella che è a tutti gli effetti una piccola frazione comodamente ed in treno, con la linea ferroviaria Genova-La Spezia. L’esperienza del regionale, in agosto, coi corridoi delle carrozze ventilati dalle finestre abbassate, le risate dei ragazzi, l’aroma mentolato di crema abbronzante e quello della focaccia, tiepida, sono ricordi che vanno a costituire un bagaglio indelebile nella vita della gioventù del Levante, sognante o meno.
A prima vista non sembra esserci granché, nei dintorni. Troviamo un pugno di case vicino allo sbocco della Val Petronio, tagliato in due dalla foce del torrente omonimo. Gli abitanti chiamano la parte verso Moneglia “Riva Levante”, indicando invece il borgo antico come “Riva Ponente”. Volendo cavillare, la frazione è effettivamente formata da due parti distinte: Trigoso, sulla carta la più antica, e Riva, quella che poi viene ulteriormente distinta, appisolata come un vecchio marinaio sul Tirreno e una volta nominata proprio “laRipa”, affacciata, come abbiamo visto, nello specchio d’acqua tra i due promontori.
L’abbinamento dei toponimi come lo conosciamo, cioè Riva e Trigoso, risale al 1874, anno di fondazione dell’unica stazione ferroviaria.
Come spesso accade, nel Levante, bisogna fermare la macchina e indagare sui miti e le leggende che abitano posti tranquillamente visitabili in una giornata o due, ma che al loro interno sono talmente carichi di tradizioni, da risultare ben più che un semplice paesello colorato. Per esempio, se dessimo retta allo scrittore Mario Antonietti, dovremmo pensare che il paese porta questo nome grazie al sacrificio di due giovani innamorati, che si spogliarono della vita, l’uno per l’altra, nel periodo in cui tutta la zona era soggetta alle incursioni dei Saraceni. Riva la ragazza e Trigoso il suo promesso, possiamo immaginarceli divisi dalla sorte avversa, lei rapita e a bordo di una nave e lui, ferito da una gragnola di frecce corsare, precipitatosi a chiamare il suo amore sul limitare delle onde. Dal sacrificio di Riva, uccisa e buttata a mare dopo che ebbe l’ardire di sfidare il capitano per tornare dal ragazzo, nascerà lo scoglio dell’Asseu, mentre nello stesso momento, nel punto dove morirà Trigoso, i ciottoli intoneranno un canto d’amore, ricordandoci con un’assonanza quasi palpabile la risacca di onde limpide, benevole.
Dunque, fermatevi a Riva. Respirate la salsedine, tuffatevi in un’autentica tavolozza di colori che si mangiano il cobalto del mare, il verde della macchia mediterranea a sfolgorare, col sole di mezzogiorno, come una corona di alloro, timo e rosmarino.
Il benvenuto in questa oasi, dove nessuno arriva mai per caso, ma di sicuro è in fuga dalle città congestionate, ve lo daranno le aree pedonali che sottolineano l’importanza di prendersi i propri spazi e quelle persone a prima vista diffidenti, rustiche, eppure cortesi dopo i primi due, tre incontri, temprate dalle avversità del mare e in egual modo abituate a fidarsi dei viaggiatori.
Poiché quasi tutti gli abitanti qui, per primi, lo sono stati.
La frazione di Riva Trigoso, a tal proposito, è conosciuta dagli addetti al settore come il luogo dove venivano costruiti i famosi “leudi”, o “leudi rivani”, imbarcazioni a vela latina con le quali si commerciava l’oro del Tigullio, ovvero il buon olio d’oliva, il vino dolce, i formaggi sapidi.
A cavallo tra ottocento e novecento, nella zona di “Riva Levante”, che in gran parte é ancora legata a quel retaggio, una cartolina d’inizio secolo scoro, prende il via l’ambizioso progetto del cantiere navale locale della Fincantieri. Padre generoso, che fornisce il nutrimento ai suoi figli operosi, vede crescere intorno i principali stabilimenti balneari.
Si tratta di uno dei maggiori e più antichi cantieri navali italiani: fondato ad agosto del 1897 da Erasmo Piaggio ed impiantato nel 1898 dalla Società Esercizio Bacini, nasce per assolvere le funzioni di costruzione, esercizio e manutenzione nell’ambito della cantieristica, dando la luce alle più belle navi della Marina Militare.
Le gru e i moli di stoccaggio hanno un qualcosa di maestoso e niente affatto fuori luogo nella natura circostante, riuscendo ad onorare il compito con il minimo impatto ambientale: ci si sveglia la mattina con il lungo collo di questi dinosauri d’acciaio, ad osservarti. La presenza di un sì mastodontico apparato non disturba, anzi, rende il borgo autentico, senza fronzoli inutili a indorare la pillola di un turismo che strizza l’occhio. Qui non lo strizza, anzi: lo tiene aperto e vigile.
A Riva è possibile acquistare il pesce direttamente dalle barche dei pescatori, o fare un giro al mercato, a metà pomeriggio, al rientro dei pescherecci della flotta di Sestri, così come fermarsi ad ascoltare gli anziani che giocano alla Bocciofila, o prendono il sole come le lucertole in piazzetta.
I sempre apprezzatissimi intingoli delle massaie, ci iniziano alle più abituali ricette: il bagnun di acciughe, il ciuppin, le torte salate, i testaroli e il pesto. E le tagliatelle. E i pansotti.
Un’altra nota positiva, del coltivare questo personale sogno al sapore di sale, è che il litorale di Riva Trigoso è in gran parte sabbioso. La spiaggia è divisa in due parti distinte: quella più affollata e più ampia, vicina al centro del paese, e l’altra che è situata ad est, in direzione di Moneglia, chiamata anche Borgo Renà. Le due spiagge, come è facile immaginare, sono separate dai cantieri navali. Due parole le spendiamo sulla seconda, più contenuta: se siete abbastanza coraggiosi potete inerpicarvi verso i tunnel scavati nella roccia, a senso unico alternato, che contribuiscono ad alterare la vostra percezione di turisti abituati ad averne viste di cotte e di crude, e poi il mare è pulito, provare per credere. Attenti solo a non farvi rubare il cuore da qualche bagnino abbronzatissimo, cresciuto tra un aperitivo e un campo da tennis.
C’è come uno stato d’animo, un contagio, che ti entra nella pelle mentre sogni di Riva Trigoso. Qualcosa si è fermato per davvero al novecento, e gli anni sessanta, settanta e ottanta non sono mai spariti da questa frazione dove quasi tutti si conoscono.
Parliamo di un villaggio di poche pretese, ma di grande umiltà, dove il pane lo compri ancora in bottega e la nonna, impegnata a spuntare il basilico, ha ancora la sacrosanta facoltà di redarguire i nipoti.
La cultura rivana è d’importazione: nel secolo scorso, marinai e pescatori originari di Riva Trigoso hanno fondato la città di Santa Cruz, in California, dove ancora oggi si parla lo stesso dialetto.
Chi arriva in questo piccolo atollo, sperduto ai margini dei più grandi pianeti “mainstream” di Camogli o Santa Margherita, sa che troverà ospitalità o un piatto caldo ad attenderlo, o ancora una spiaggia frequentata pure d’inverno, a ridosso di una battigia che ancora non si spoglia del caldo estivo. Allo stesso modo in cui, anche oltreoceano, i rivani hanno saputo adattarsi e farsi benvolere.
Riva Trigoso, quando riaprirete gli occhi, sarà lì ad attendervi.