Riccò del Golfo
“D’azzurro, al castello d’argento di tre torri, aperto del campo, sormontato da una stella d’oro, accostata da due stelle d’argento. Il castello fondato sulla pianura erbosa, al naturale, con una strada tortuosa passante nella porta del castello” (Descrizione araldica dello stemma)
Riccò del Golfo ci viene facile da individuare, posizionata sulla Via Aurelia subito all’uscita delle “gallerie” della Spezia. Risulta il classico borgo di collina, ha qualcosa da spartire con le Cinque Terre, magari per via delle ardesie dipinte che i mercanti avevano da vendere – e che ora trovate nei portali delle case, se già non c’è la classica arenaria.
Tra gli orti e i giardini ombreggiati di Riccò, a giusta ragione contesa dai primi feudatari della Superba, si sviluppa un tripudio culla di coltivazioni, pascoli e cascinali, scorci rurali, vecchi mulini e allevamenti su strada, nient’altro che briciole per raggiungere Pignone, a lei legata dai rapporti di commercio intercorsi durante il Medioevo.
La tranquillità, la bolla di pace in cui Riccò tenta di restarsene, sarà la scusa per concedervi piacevoli passeggiate nella natura; dalla frazione di Casella e dalla Sella della Cigoletta, un sentierino permette il collegamento con Vernazza e, di conseguenza, con l’arco delle Cinque Terre.
Eventi e Luoghi d'Interesse
A Riccò del Golfo, storia e religiosità rivivono tra le volte barocche della chiesetta parrocchiale dedicata a Santa Croce. Costruita durante la seconda metà del 1400, sulla base di un edificio preesistente, dentro accoglie opere di grande pregio, le più importanti delle quali sono alcuni bassorilievi in marmi policromi rappresentanti le Anime Purganti.
Nell’area agricola in frazione di Carpena, risalente alla costituzione della podesteria della Spezia nel 1343, e di alcune sanguinose vicende che seguirono, attendono di essere fotografati i resti di un castello diroccato, di cui oggi sono visitabili le pochissime rovine a seguito della completa distruzione; rimane un po’ di cinta muraria e il basemento della torre. I resti vengono interessati dall’intervento di sistemazione dell’area perimetrale, oltretutto, recenti scavi archeologici hanno portato alla luce materiali e monili addirittura antecedenti, che ci suggeriscono la presenza di un nativo castellare, forse ancora più datato.
Pregevole la fattura del Santuario di Nostra Signora dell’Agostina, poco lontano da Valpidino e Casella: deve il nome a madama Agostina Mazaschi, donna del posto la cui fortuna fu ereditare il terreno dove sorge il complesso, dunque isolato, e il relativo castagneto. Agostina, sulle prime, chiede di edificare un piccolo oratorio che dedicò alla Madonna di Loreto, poiché nel bosco di castagni successe di trovare un’icona miracolosa, capace, si dice, di spostarsi, e raffigurante la Madonna. Benedetto dall’afflusso di pellegrini, il sito crebbe in bellezza dopo l’arrivo della confraternita di San Michele, e grazie all’operato dei frati assunse le dimensioni di oggi. Sugli stipiti, guardando al portale in pietra arenaria, possiamo cogliere il simbolo di una pianta identificabile proprio nel castagno, a ricordo dell’apparizione mariana. Festeggiamenti in onore di Santa Croce a maggio, autentica esaltazione dei sapori di un tempo, tra degustazione di prodotti tipici e mostra mercato di merci varie e animali della fattoria.