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Golfo dei Poeti

“Beato te, o Poeta della scienza che riposi in pace nel Golfo dei Poeti. Beati voi, abitatori di questo Golfo, che avete trovato un uomo che accoglierà degnamente le ombre dei grandi visitatori.” (Sem Benelli, 1910)

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Di arsenali e siti militari e fortificati, giornate produttive a pescare orate nella baia e mareggiate ventose. Tre isole, un golfo, tanti borghi, ciascuno con una propria identità, posti sotto l’egida di municipalità, un pelo più grandi, d’una raffinatezza unica.

Poetica.

E’ allora a causa di questo decorso, della poesia incalzante sulla terra e le strutture che ad inizio Novecento il commediografo Sem Benelli, proprietario di una sua casa a San Terenzo, lavorò a quel termine tuttora fissato nell’immaginario comune: Il Golfo dei Poeti.

Tale denominazione, ad onore del vero, nasce dal fatto che prima e dopo di lui molti altri poeti, scrittori ed artisti non si sono persi un solo giorno di vacanza nei borghi della zona, folgorati dalla bellezza di un’autentica “tripletta” ben riuscita.

Il Golfo dei Poeti ha inizio a Porto Venere e termina comprendendo Lerici, con La Spezia in mezzo.

Nel paesaggio, il cosiddetto “anfiteatro d’acqua“, gli abitanti sanno tutto di mare, mitilicultura, vendemmia e olio buono, e sanno preparare un “pesto” sopraffino. Ma dipende sempre dalla meta che scegliete.

Se il passo conduce verso Porto Venere, è il pesce azzurro a fare gli onori di casa, l’assenza di parole che vengono sostituite perché superflue, il sale e il cordame, a picco sul mare ci imbattiamo nell’antichissima Chiesa di S. Pietro, databile addirittura al 1277, la roccia grigia e il meraviglioso porticciolo hanno fatto sì che il paese venisse riconosciuto dall’UNESCO Patrimonio Mondiale dell’Umanità, di grande rilevanza, senza dubbio, l’arcipelago dentro a cui si incastrano i profili delle isole del Tinetto, del Tino e della Palmaria

Restando alla Spezia, in estate c’è il fermento per il Palio del Golfo, le luci mature e danzanti del Porto Mirabello, un Comune devoto a servizi, infrastrutture, abitabilità e soprattutto turismo, in luce e in ombra secondo i ritmi della vita notturna, un centro storico conservato divinamente e i “muscoli” protagonisti della relativa cucina

Passando a Lerici, luogo di villeggiatura per eccellenza, vecchio amore del poeta Lord Byron e lido di fertili sortite per la fantasia dello scrittore Percy Bysshe Shelley, e la qualità dei suoi colori, tra il favolistico e la scatola di pastelli rubata a un bambino, non casualmente ricordano lo scenario delle coste greche. Per quest’ultimo, segnaliamo la prossimità con la zona balneare della Venere Azzurra, oltre che con l’abitato di San Terenzo, cresciuto accanto. Pugliola, Solaro, i maestosi contrafforti di Punta Corvo, alcuni dei nomi emblematici.

A un tiro di sasso, infatti, il Parco Regionale di Montemarcello Magra, un’area protetta che fa dell’ambiente marino e del paesaggio fluviale una cosa sola, verdeggiante finché si arriva al confine di Regione, nell’estremità orientale, mentre l’arco delle Cinque Terre con il Parco Nazionale delle Cinque Terre e l’area Marina protetta, in quella occidentale subito attigua a Porto Venere, con pievi medievali, sentieri, e coltivazioni in egual misura.

Dunque all’interno, nel cuore di ciascuna delle realtà, frazioni e mondi ancora più complessi vivono e si muovono in sincrono approfittando delle favorevoli condizioni, cui la profonda insenatura si accompagna. Il Golfo, infatti, viene protetto da una catena di monti e colline, delimitato ad ovest dal promontorio di Porto Venere e ad est dai lidi aperti di Lerici, risparmiandosi, lo diciamo senza paura, le correnti di Libeccio certe volte troppo fredde.

Attraverso gli occhi di chi ama il Golfo dei Poeti, e sa tradurre storie le quali non soltanto riguardano la provincia ma quasi un territorio a sé stante, possiamo ricamare con le vecchie nonne de Le Grazie, una manciata di case dirimpetto la baia di Porto Venere in una deliziosa caletta naturale, la stessa ospitante il sito archeologico della Villa Romana del Varignano. Altra importate frazioncina, non possiamo dimenticarci di Fezzano, tra Le Grazie e la silenziosa realtà cantieristica di Cadimare, trapuntata a carruggi e pinete di proprietà della Castellana, la zona montagnosa subito alle spalle.

Cadimare, che ospita inoltre il Centro Logistico di Supporto Areale dell’Aeronautica, Marola, tra vecchie cave e salite, e, già inerpicata su per le colline, la veduta mozzafiato di Campiglia, se la dormono al suono frastornante delle cicale, e sono inclusi, tali incredibili sbeffeggi urbani, nelle pertinenze del capoluogo con Fossamastra, petit ensamble un po’ in disuso della borghesia spezzina.

Il lericino sa esattamente dove puntare per tenersi stretto il patrimonio – naturale e non -: superato Muggiano, zona silenziosa e di confine, un lungomare ininterrotto da San Terenzo a Tellaro, costellato di ville e promontori alla cui guardia sopravvivono ancora imponenti masti, chiamano ogni anno affezionati di lunga data, italiani, francesi, russi e tedeschi, da sempre e per sempre in prima fila per crogiolarsi al sole e assaggiare l’autentico companatico della Riviera di Levante, che si tratti di focaccia o testi al sugo.

Semisconosciuto ma nient’affatto avido di scorci, proprio Tellaro, punto di approdo per imbarcazioni da diporto, si raggiunge passando per Maralunga e Fiascherino, ed è un giusto compromesso tra la Corsica e il sentore di lontane falesie, con la bella chiesetta rosa adagiata fra le onde e vittima, vuole la leggenda, dei tentacoli di un gigantesco polpo.

La Serra, classica frazione in cui imbattersi negli agriturismi vecchia maniera, gestione affabile, famiglie che lavorano a stretto contatto con i diportisti del fiume Magra tanto quanto con gli artigiani della Versilia, nato come villaggio di commercianti, domina il panorama aereo e tenta, forse, i palati più raffinati… non solo per la sua cucina di pesce.

Di arsenali e siti militari e fortificati, giornate produttive a pescare orate nella baia e mareggiate ventose. Tre isole, un golfo, tanti borghi, ciascuno con una propria identità, posti sotto l’egida di municipalità, un pelo più grandi, d’una raffinatezza unica.

Poetica.

E’ allora a causa di questo decorso, della poesia incalzante sulla terra e le strutture che ad inizio Novecento il commediografo Sem Benelli, proprietario di una sua casa a San Terenzo, lavorò a quel termine tuttora fissato nell’immaginario comune: Il Golfo dei Poeti.

Tale denominazione, ad onore del vero, nasce dal fatto che prima e dopo di lui molti altri poeti, scrittori ed artisti non si sono persi un solo giorno di vacanza nei borghi della zona, folgorati dalla bellezza di un’autentica “tripletta” ben riuscita.

Il Golfo dei Poeti ha inizio a Porto Venere e termina comprendendo Lerici, con La Spezia in mezzo.

Il Golfo dei Poeti

Nel paesaggio, il cosiddetto “anfiteatro d’acqua“, gli abitanti sanno tutto di mare, mitilicultura, vendemmia e olio buono, e sanno preparare un “pesto” sopraffino. Ma dipende sempre dalla meta che scegliete.

Se il passo conduce verso Porto Venere, è il pesce azzurro a fare gli onori di casa, l’assenza di parole che vengono sostituite perché superflue, il sale e il cordame, a picco sul mare ci imbattiamo nell’antichissima Chiesa di S. Pietro, databile addirittura al 1277, la roccia grigia e il meraviglioso porticciolo hanno fatto sì che il paese venisse riconosciuto dall’UNESCO Patrimonio Mondiale dell’Umanità, di grande rilevanza, senza dubbio, l’arcipelago dentro a cui si incastrano i profili delle isole del Tinetto, del Tino e della Palmaria

Restando alla Spezia, in estate c’è il fermento per il Palio del Golfo, le luci mature e danzanti del Porto Mirabello, un Comune devoto a servizi, infrastrutture, abitabilità e soprattutto turismo, in luce e in ombra secondo i ritmi della vita notturna, un centro storico conservato divinamente e i “muscoli” protagonisti della relativa cucina

Passando a Lerici, luogo di villeggiatura per eccellenza, vecchio amore del poeta Lord Byron e lido di fertili sortite per la fantasia dello scrittore Percy Bysshe Shelley, e la qualità dei suoi colori, tra il favolistico e la scatola di pastelli rubata a un bambino, non casualmente ricordano lo scenario delle coste greche. Per quest’ultimo, segnaliamo la prossimità con la zona balneare della Venere Azzurra, oltre che con l’abitato di San Terenzo, cresciuto accanto. Pugliola, Solaro, i maestosi contrafforti di Punta Corvo, alcuni dei nomi emblematici.

A un tiro di sasso, infatti, il Parco Regionale di Montemarcello Magra, un’area protetta che fa dell’ambiente marino e del paesaggio fluviale una cosa sola, verdeggiante finché si arriva al confine di Regione, nell’estremità orientale, mentre l’arco delle Cinque Terre con il Parco Nazionale delle Cinque Terre e l’area Marina protetta, in quella occidentale subito attigua a Porto Venere, con pievi medievali, sentieri, e coltivazioni in egual misura.

Dunque all’interno, nel cuore di ciascuna delle realtà, frazioni e mondi ancora più complessi vivono e si muovono in sincrono approfittando delle favorevoli condizioni, cui la profonda insenatura si accompagna. Il Golfo, infatti, viene protetto da una catena di monti e colline, delimitato ad ovest dal promontorio di Porto Venere e ad est dai lidi aperti di Lerici, risparmiandosi, lo diciamo senza paura, le correnti di Libeccio certe volte troppo fredde.

Attraverso gli occhi di chi ama il Golfo dei Poeti, e sa tradurre storie le quali non soltanto riguardano la provincia ma quasi un territorio a sé stante, possiamo ricamare con le vecchie nonne de Le Grazie, una manciata di case dirimpetto la baia di Porto Venere in una deliziosa caletta naturale, la stessa ospitante il sito archeologico della Villa Romana del Varignano. Altra importate frazioncina, non possiamo dimenticarci di Fezzano, tra Le Grazie e la silenziosa realtà cantieristica di Cadimare, trapuntata a carruggi e pinete di proprietà della Castellana, la zona montagnosa subito alle spalle.

Cadimare, che ospita inoltre il Centro Logistico di Supporto Areale dell’Aeronautica, Marola, tra vecchie cave e salite, e, già inerpicata su per le colline, la veduta mozzafiato di Campiglia, se la dormono al suono frastornante delle cicale, e sono inclusi, tali incredibili sbeffeggi urbani, nelle pertinenze del capoluogo con Fossamastra, petit ensamble un po’ in disuso della borghesia spezzina.

Il lericino sa esattamente dove puntare per tenersi stretto il patrimonio – naturale e non -: superato Muggiano, zona silenziosa e di confine, un lungomare ininterrotto da San Terenzo a Tellaro, costellato di ville e promontori alla cui guardia sopravvivono ancora imponenti masti, chiamano ogni anno affezionati di lunga data, italiani, francesi, russi e tedeschi, da sempre e per sempre in prima fila per crogiolarsi al sole e assaggiare l’autentico companatico della Riviera di Levante, che si tratti di focaccia o testi al sugo.

Semisconosciuto ma nient’affatto avido di scorci, proprio Tellaro, punto di approdo per imbarcazioni da diporto, si raggiunge passando per Maralunga e Fiascherino, ed è un giusto compromesso tra la Corsica e il sentore di lontane falesie, con la bella chiesetta rosa adagiata fra le onde e vittima, vuole la leggenda, dei tentacoli di un gigantesco polpo.

La Serra, classica frazione in cui imbattersi negli agriturismi vecchia maniera, gestione affabile, famiglie che lavorano a stretto contatto con i diportisti del fiume Magra tanto quanto con gli artigiani della Versilia, nato come villaggio di commercianti, domina il panorama aereo e tenta, forse, i palati più raffinati… non solo per la sua cucina di pesce.

Cucina

Golfo dei Poeti come prestazioni culinarie indica riciclo, fantasia e tradizione. Vuol dire ricette tramandate, sapere delle massaie esplicitato e ingredienti presi in prestito dalla terra più aspra, raccontati con l’utilizzo sapiente di erbe aromatiche, frutta secca, pesce fresco e verdure. La carne è anche di cacciagione, i testi e il companatico rendono bene anche con un forno e due padelle unte. Minestre di granaglie tanto quanto certe saporite marinature non deludono mai. La gastronomia va oltre il semplice condimento del pesto, e non può esistere senza le influenze dei suoi immediati confini, comprendendo allora la Val di Vara, la Val di Magra e la Lunigiana. Il condimento che s’adopera, conviviale di natura, è l‘olio d’oliva. Rigorosamente a denominazione di origine controllata.

Slow food e cucina da strada convivono e regalano convivialità, ed ecco che La Spezia parla la lingua della farinata di ceci (fainà nel dialetto locale), di pinzimoni, apericena ma anche di trattorie tali da secoli.

L’antipasto, nel capoluogo, sazia e non scoraggia: il tour comprende cestini pieni delle frittelle di baccalà, della panissa, dei fiori di zucca fritti… anche le frittelle di bianchetti ti strappano già l’idea di un digestivo, e non bisogna dimenticarci delle alici ripiene. Tra i primi, famosa è senza dubbio la zuppa di mesciua, a base di legumi e servita tiepida; presentato nel piattone fondo, il preboggion, verza primaticcia come se piovesse, anche, ha il suo perché, preparato maggiormente verso le frazioni.

Nell’ordine, si continua con la variante del minestrone alla genovese, si assaggia la capponada, pile di testaroli, aiuta la parola stessa a capire che si tratta di “testi” di pasta serviti con pesto o sugo di pomodoro, a volte con il sugo di noci raccolte fresche, guarniscono le cene invernali. L’influenza in larga scala la si sente quando con le castagne di Villafranca in Lunigiana, i ristoratori, ci fanno altre e più burrose frittelle, oppure arriva sulle ali  dei panigacci di Podenzana, da gustarsi, ancora doppio piacere, con formaggi di malga, stracchino e salumi. Re indiscusso dei secondi è il baccalà, macchiato da bietole e pomodoro, pinoli a non finire. Dietro lui arrivano il coniglio alla cacciatora, la trippa in umido, la cima genovese ripiena.

Cercate al mercato tradizionale, superata Piazza Verdi, le acciughe della baia di Tramonti. Molti i prodotti biologici anche “d’importazione”, passato l’angolo aspetta la Riviera di Levante e non si può non approfittarne… super, l’offerta delle carni, faraona e agnello su tutti, eseguita un’abbondante spesa dai “becchi” di collina, quelli spersi per Carro, Pignone e Caprigliola, che poi sono fornitori eccezionali. Decisamente delicata l’arte pastificia, prende la forma di trofie, trenette e bavette, o di raviolini da cuocere in brodo.

Il lericino, “terra di mare”, si piega alla cultura che del pesce onora la memoria: a lungo, i bisnonni dei ristoratori locali hanno pescato branzini, cernie, dentici e orate, o preso il necessario da molluschi e ricci gonfi di sale, e da quell’oro nero che sono i mitili, qui chiamati “muscoli”, il tutto proposto nel più seducente appeal di spaghettate, ravioli ripieni, tordei, senza dimenticarci delle pietanze “en tian”, così proposte sono sublimi le acciughe, e le pietanze partite in quinta, onorevolissime.

Chi non è “foresto”, ovvero nato e cresciuto nel mondo di fuori, per definire le cozze riempite a base di pane ammorbidito nel latte e almeno un po’ di parmigiano – il resto della polpa è a discrezione dello chef – dovrà dire “muscoli ripieni”. I vivai abbondano, dagli stessi si pesca il polpo, che va diretto nelle insalate o sbollentato, poi adagiato su un letto di crostini, stufato, in umido. A Tellaro si svolge la tradizionale sagra, ed il polpo partecipa come famiglio dell’istmo… dacché ha tentato di prendersi la chiesa secondo la leggenda locale.

Lo stoccafisso con le patate torna prepotente, i muscoli vengono cucinati anche in zuppa, il fritto misto evolve in qualità di altro piatto unico per eccellenza. Il bagnun (sugo con abbondanti acciughe e gallette di pane tostato) e il tortino di acciughe e patate, come portate vanno dalla punta orientale quasi fino a Monterosso al mare.

Parimenti, grande lavoro ha riguardato, grazie al pescato giornaliero e grazie soprattutto alla qualità dei tagli, delle filettature e delle materie prime adoperate, le cucine dei punti di risorto di Porto Venere. I migliori piatti marinari, a questo punto, forse li potreste ordinare a spasso per il porticciolo.

Da qualche parte si fa anche pratica, i turisti hanno la possibilità di esercitarsi nella creazione della pasta fresca all’uovo e di carpire i segreti del pesto. Dunque focaccia, pane fatto in casa, sgabei e tanti risottini colorati o in guazzetto se la giocano, per così dire, da contraltare.

Golfo dei Poeti significa, tuttavia, innanzitutto vino. Una spremitura di uve che predilige il Vermentino e il Pigato, caro il Trebbiano. Marchi DOP e IGP restano all’ordine del giorno poiché il microclima garantisce sempre vendemmie di spessore.

Lo Sciacchetrà, antico compagno giallo ambrato dei vostri dessert, la cui produzione va consentita solo in alcuni comuni della provincia di La Spezia, poggia su un’essicazione naturale di uve sue e delle Cinque Terre, ed i dolci sono la “morte definitiva”. Vino liquoroso da fine pasto, va bevuto d’un fiato al seguito del castagnaccio guarnito da pinoli e uvetta, irrora il buccellato tradizionale, accende di sentori d’albicocca la spongata sarzanese con marmellata e frutta secca.

Lifestyle

L’insenatura del Golfo dei Poeti è ben riparata, così da garantire la protezione dei borghi, prima di tutto il nucleo urbano della Spezia, e resta incorniciata dal profilo delle tre isole Palmaria, Tino e Tinetto. Una benedizione, che fa sì che d’estate il clima non diventi particolarmente soffocante, oltre a tenere lontani gli inverni troppo freddi, saputi piovosi, ma comunque miti.

La Spezia si distingue in qualità di sede culturale: non bisogna allontanarsi dal centro per incorrere in scalinate d’ardesia, panifici, osterie, bistrots,ostelli a prezzi modici, e socializzare tra le aiuole dei suoi ordinati giardini pubblici. Gli obiettivi di macchine fotografiche e smartphones catturano delicate ville di stampo liberty e, con loro, tanti palazzi, alcuni razionalisti, altri futuristi, oltre ai più recenti delle correnti contemporanee –  emblematico il rigore futurista del Palazzo delle Poste.

Partiti dagli snodi di Via Chiodo, centro nevralgico, meta di passeggiate e portici ombreggiati, nonché di viali alberati per manifestare una città che come scriveva Hemingway annovera “strade larghe e case alte e gialle”, ci accoglie l’accesso al celebre Museo Tecnico Navale della Marina Militare, baluardo di testimonianze legate alla storia della navigazione e della Marina. Lì trovate, ovviamente, anche l’Arsenale Militare, ricostruito dopo la guerra ed officina del corpo della Marina Militare, per questo, non accessibile per intero. Visitabili, anzi doverosi, il Museo Amedeo Lia, una delle più ricercate collezioni private italiane, riadattata in veste di museo civico, il Museo Archeologico Formentini all’interno del suggestivo Castello di San Giorgio, che raccoglie le collezioni civiche di proprietà del Comune, nonché alcune Statue Stele della Lunigiana, e infine i Musei Diocesano ed Etnografico sito nell’ex oratorio di San Bernardino. Il Museo del Sigillo, unico al mondo, viene ospitato nella Palazzina delle Arti. A due passi dal lungomare, grande rilievo lo ha il CAMEC, Centro di Arte Moderna e Contemporanea, il quale conserva ed esibisce, su tre piani espositivi, l’operato dei maggiori fenomeni artistici contemporanei.

Ancora, nella centrale Piazza Cavour, il brusio dei commercianti e l’odore iodato del pesce fresco diventano le componenti irrinunciabili di un giretto al mercato coperto. La prima domenica del mese, invece, la stessa struttura leva i teloni a pezzi d’antiquariato tra i quali potete trovare libri, mobilio e anche diversi cimeli d’epoca.

Inaugurato nel 2010, con shopping center, punti di ristoro e una qualità incredibile di posti barca e barche griffate, i classici yatch da fare invidia, costruito in tempi record e dotato di una vivibilità di tutto rispetto, il Porto Mirabello illumina i cannoni della Passeggiata Morin antistante la città direttamente sul waterfront, invitando a sfavillare con lui, di notte, nell’angolo meglio riparato della rada. Il recente ponte pedonale Thaon di Revel unisce le due aree con i siti dedicati alle barche da pesca e da diporto oltre alle strutture per i traghetti con le isole e le Cinque Terre.

Proprio il lungomare, assieme al centro storico, lascia che sia la movida notturna a trainare chi vive delle ore piccole tra l’apericena e l’after. Tra i locali più frequentati c’è il Papilio Disco Dinner nel periodo invernale, in via del Canaletto, il Mama Disco Club, periferico, oppure, con possibilità di spostarsi fuori dalla città, il Jux Tap sulla variante Aurelia nel comune di Sarzana a 18 km ca. di distanza.

Separata da Marola, a suo tempo, tramite un lembo di terra sopra il quale si ergeva la Torre di San Gerolamo, Cadimare è pittoresca d’inverno e d’estate in egual misura. La Via della Marina attraversa il borgo da parte a parte colorandosi delle facciate di residenze estive e villette abbarbicate. Pit-stop a una delle trattorie locali, perché il pesce “lo cacciano fuori” superlativo.

Campiglia coniuga la vita di mare a quella alpestre, spalmata al termine di una strada carrozzabile che sale con brevi tornanti in mezzo a un castagneto, deviando da località Acquasanta. Quassù, arrivano coloro che osano inoltrarsi lungo i sentieri meno battuti del più grande CAI n.1 (Portovenere – Levanto), allenando spesso e volentieri buoni muscoli nella palestra verde, e tutta roccia, delle falesie del Muzzerone.

La vita notturna verso Porto Venere, d’altra parte, è un connubio di silenzi o alla mal parata suoni lontani di navigazione e risacca. Si passeggia all’insegna di serate più tranquille, tra gli andirivieni dei localini alla moda, pub e birrerie, tutti a ridosso del mare.  Nomi importanti saranno il Bar Lido, in traversa Olivo, facente parte del complesso turistico che racchiude in sé un residence, ristoranti e ogni comodità per il turista, e dovese concedervi un happy hour alla mano, chiedete del Bar Naviglio.

Porto Venere, svegliatasi di giorno, è covo di marinai e bucanieri, testimone di antiche scorrerie a pelo d’acqua ma anche di importanti scambi via terra; oltre alla coltivazione dell’ulivo, che si arrampica lungo le alture ombreggiando terrazze cariche di colori, vi è infatti una attività collaterale di estrazione di marmo nero o Portoro. Cuore del borgo, e tutta da visitare, vi attende Via Capellini, da cui è possibile prendere uno degli stretti carruggi che salgono al Castello. L’ingresso lo pagate, ma nei dintorni è possibile godere di splendidi panorami, come quello che abbraccia la Chiesa di San Pietro, intramontabile e da cartolina.

In questa zona si trova anche il piccolo cimitero, dove è sepolto Walter Bonatti, esploratore-giornalista da poco scomparso. Dal porticciolo parte il battello per l’isola Palmaria, separata dal borgo tramite un piccolo canale e dalla qui punta spicca una strana costruzione militare che emerge dalle acque, Torre Scola: lasciata la terraferma, potete godervi una sana giornata di trekking ad anello, due o tre ore di passeggiatina – vale la pena dare un’occhiata alle grotte e pure alle cave –, fermarvi per un bagno al Pozzale nel periodo estivo e primaverile, o prenotare una cena speciale alla Locanda Lorena.

Al Tino è sempre vietato l’accesso, poichè Zona Militare. Tale divieto decade soltanto in occasione delle festività in onore di San Venerio nel mese di settembre di ogni anno e permette ai visitatori di ammirare fortificazioni, museo e spiagge oltre che a costruzioni militari e scogliere di sapore atlantico. Infine, vi si trovano interessanti vestigia risalenti all’XI secolo, ivi compresa la chiesa dedicata al culto del santo.

Tranquillissima e ordinata, ex cittadina di palombari, un’oasi nel Comune di Porto venere, il Borgo de Le Grazie – la cui prosecuzione rimane Fezzano –  ospita numerose iniziative inerenti questa storica e militare professione e quella cantieristica, ed è allo stesso tempo un naturale approdo, collocato in una felice posizione geografica che ne fa uno dei più longevi, e alla portata, ancoraggi del golfo spezzino. Il paese è disseminato di ristoranti e pubs, il nucleo storico si evolve attorno alla cattedrale Santuario di Nostra Signora delle Grazie, patrona del Paese.

Porto medievale per anni conteso tra Pisani e Genovesi, dominato dall’imponente mastio costruito in posizione sopraelevata, senza dubbio uno dei suoi edifici più caratteristici, Lerici consta tuttora in uno imbarcadero e diverse mete ricettive ben noti, oltre a rievocare i soggiorni dei nomi che hanno reso immortale il Golfo dei Poeti… sorvolando sui già citati ricordiamo David H. Lawrence, Giosuè Carducci e Gabriele D’Annunzio, Virginia Woolf, Filippo Tommaso Marinetti, Mario Soldati, Indro Montanelli. Ancora adesso si respira la funzione di porto, per quanto il turismo balneare abbia in parte soppiantato il primato dei commerci; possiamo però immaginare dove approdavano viandanti e pellegrini che, attraverso Sarzana, si collegavano alla Via Francigena, diretti dal Papa o verso la Cisalpina, nel nord Italia.

La piazza centrale del borgo, dedicata a Garibaldi, ospita il piccolo Oratorio di San Rocco, memoria storica degli antichi pellegrinaggi, mentre all’estremità opposta guarda al traffico, chiuso d’estate, la principale e barocca chiesa di San Francesco.

Al basamento del castello si arriva addentrandosi nel vecchio ghetto ebraico, mentre, con una piacevole camminata, e magari un buon gelato, si giunge a piedi sul lungomare di San Terenzo, anch’esso protetto da una fortificazione difensiva. Posto a metà strada tra i due paesi, nato come contrappunto delizioso, troviamo Villa Marigola, sede di concerti ed importanti conventions…  al di sotto, stralci di ombrelloni e macchia mediterranea prima della spiaggia digradano al panorama della Venere Azzurra. Da una parte e dall’altra, per le due diramazioni da e per i borghi, si trovano le dolci dune sabbiose e gli stabilimenti balneari. E meno male, perché il fondale a Lerici risulta molto diverso dal pietrisco sassoso delle Cinque Terre, riuscendo ad accontentare anche i più esigenti e, forse, è proprio questo il segreto di un’affluenza tanto serena quanto costante.

Il turista in vacanza, già dall’inizio, potrà sperimentare una dipendenza dalla cucina di Lerici, connubio tra mari, rappresentati da branzini e saraghi, e monti, date una medaglia a zucchine, castagne e fritti, e dovesse non rimanerne soddisfatto, una vasta flotta di navi e battelli parte per le Cinque Terre e la Riviera di Levante, Portofino e Genova comprese. Il lungomare e piazza Cesare Battisti ospitano i luoghi dove cercare divertimento di sera, “senza dover fare le ore piccole”. il Circolo Arci Borgata Marinara, in piazza Garibaldi, è molto apprezzato dalla gioventù locale e non solo.

A pochi chilometri dal confine toscano, guadagnatosi un posticino fisso tra i più bei borghi d’Italia, Tellaro viene intessuta di pura magia, colorata e dalle acque terse, chiaro richiamo a un mondo riflesso dove i dettagli delle sue case, gli affacci sul mare e una struttura concentrica della parte vecchia basata su fortificazioni, con le abitazioni circondate dalle mura sul lato nord-occidentale, si perdono fino ai grovigli di alberi dove termina Fiascherino. L’azzurro assolato che riflette i carruggi è la ragione per cui Attilio Bertolucci, uno dei più grandi poeti italiani contemporanei, cercava di evadere dal mondo, se diventava troppo caotico. Si può nuotare di fronte alla chiesa di San Giorgio, quella tutta rosa su uno sperone isolato, oppure, cimentandosi in una prova di forza con le zone più selvagge, arrivare agli Spiaggioni.

Viceversa, una delle molte passeggiate strategiche vi porta a La Serra, entro cui prende l’arietta salubre il poggio di Verrazzano, un pugno di abitazioni dei commercianti che furono e noto anche come luogo d’origine della famiglia da cui discende il noto Giovanni da Verrazzano, dopodiché, a punteggiare le colline sopra Lerici, ci sono le rovine di Portesone, Barbazzano, e i micro borghi di Pugliola Solaro e dintorni per delle viste panoramiche sul golfo uniche al mondo.

Natura

Nonostante la densità di popolazione presente alla Spezia, capoluogo di Provincia, l’intera nicchia ecologica del Golfo dei Poeti resta una piccola perla, salubre e per metà incontaminata, di gariga, tamerici e zone protette a pochissima distanza dalla città. Golfo dei Poeti o della Spezia che dir si voglia, la zona condivide il lusso di essere protagonista con un altro sito fascinoso, le Cinque Terre, luogo che, del resto, è sovrano da tempo immemore di un tratto di costa frastagliato entro cui si trovano cinque meravigliosi borghi molto noti: Monterosso al Mare, Vernazza, Corniglia, Manarola e Riomaggiore, villaggi qualitativamente unici al mondo, inseriti nella lista dei Patrimoni dell’umanità dall’Unesco e rappresentativi, assieme al nostro “Golfo”, delle ragioni per visitare questo lembo della Liguria di Levante. Col tempo, si torna sempre ai luoghi del cuore come fu per alcuni grandi letterati e poeti dell’Ottocento e del Novecento che grazie alle loro visite contribuirono alla definizione del nome “Golfo dei Poeti” nella sua totalità. Le tre “maggiori” influenze, permettono – dal lato dei panorami a disposizione – una maggiore sfera di azione al turista e, soprattutto, soddisfano qualsiasi esigenza, sia quella di un percorso puramente voyeuristico, sia quella di tipo esperienziale, atta a sudare, sporcarsi le mani e toccare con fiducia il substrato roccioso ricco di metalli preziosi, o di fossili incredibili.

Porto Venere, arroccato tra la litoranea e un promontorio di roccia scura, presiede a San Pietro, la chiesa a bande alterne, tra il gotico e l’architettura rubata a un racconto fantasy, emblema del paese. Gradini scavati nella roccia e profondissima macchia mediterranea ci portano al castello, e senza sforzo vediamo il piccolo arcipelago dove una volta visse San Venerio, patrono del Golfo di La Spezia. L’Area Marina Protetta di Porto Venere che racchiude le isole di Palmaria, Tino e Tinetto e i terrazzamenti verdi di bosco, in cui è possibile allacciarsi ai sentieri che conducono, a piedi, dal centro a Riomaggiore, formano il comprensorio di tutela del Parco Naturale Regionale di Porto Venere, spalmati su oltre 400 ettari di natura, godibilissima. A proposito della Palmaria, l’isola è un ex insediamento militare, tuttora restano aperti i bagni della Marina, ed oltre a venire circondata da un mare pescoso offre la possibilità di fare qualche bella scarpinata. Gli anfratti e le grotte che proseguono sul litorale a livello del fondale – non perdetevi l’entrata a quella di Byron, una grotta dove il celebre poeta inglese amava meditare – rappresentano una occasione notevole per gli appassionati di immersioni, e anche la balneazione, pure se la costa vi sfida ciottolosa, non sarà un problema. L’ambiente marino, tappezzato di Gorgonie e Posidonia, guarda a ricchi angoletti oscuri, cui li viene regalato da Madre Natura (a proposito, qui qualcuno l’ha anche scolpita, cercatela) un susseguirsi di giochi di luci e organismi tipici: stelle di mare rosso rubino, cernie, murene e cavallucci marini godono delle asperità e della salvaguardia ad opera dell’uomo.

Parlando sempre delle bellezze lussureggianti sotto la protezione di Porto Venere, importante è notare come la collettività tenga alla cura del parco, nonché ai propri endemismi: il fiordaliso di Porto Venere, d’un delicato color violetto, la dice per esempio lunga sull’argomento, è una pianta erbacea perenne che forma piccoli cuscinetti sulle rupi, frequenti se pensiamo quanto ripido sia l’apparato roccioso, onnipresente.

Per il resto, la macchia si trasforma presto in boschi scuri di leccio e Pini d’Aleppo fino alle montagne.

Estensione occidentale del Golfo, ci distanziamo da Porto Venere e andiamo quindi a oriente, in vista del polo culturale che ha nome La Spezia. La città bisogna pensarla come madre generosa o corpo fruttifero, casa di un parco nazionale, due parchi regionali – non solo Porto Venere, anche Montemarcello fa la sua parte –, e ben quattro siti di Rete Natura 2000, e di un’area protetta. La municipalità urbana, a La Spezia città, risulta costellata di aree verdi, prime tra tutte le vaste macchie d’erba della Maggiolina e i giardini pubblici affacciati sul corso della Passeggiata Morin, oltre che di percorsi fitness, il più celebre lo troviamo sulle alture del Parodi. Sembrano inezie, ma richiamano un grande numero di uccelli migratori e animaletti boschivi scesi dalle Valli del Magra, del Vara o per un momento sfuggiti all’accurato censimento dall’Area Protetta dell’Oasi di Arcola. Siamo per tanto forniti della possibilità di ristorarci dalla calura, in estate, e di godere di un’area pulita, in inverno, magari intravedendo una capinera bagnarsi nelle fontane di Piazza Europa.

Il tratto fluviale del fiume Vara, nelle periferie e lungo gli ambienti già definiti naturali, resta prevalentemente boscoso e si presenta ancora ben conservato; il versante dal lato del Magra, invece, scende più dolcemente verso la pianura, e luccica rivestito da piante di pino marittimo e boschi di caducifoglie, dando asilo a varietà botaniche di pregio. Le zone più interessanti aspettano presso le alture di Montemarcello, girovagando in quel del Carpione.

Già che sarete in loco, obbligatorio visitare l’Orto Botanico, non serve altro che salire sulla vetta del monte Murlo: il giardino fa parte della Rete degli Orti Botanici, Giardini Botanici e Vivai delle Aree Protette della Regione Liguria.

Chi dovesse avere scarpe buone e gambe di ferro, può cimentare se stesso dove cominciano i tracciati de “Il Sentiero dei Poeti”, il quale ricalca la più rodata  Alta Via del Golfo. Trekking in mezzo agli uliveti e infine giù di tigelle, concluso di percorrere il tragitto dell’Alta Via del Monti Liguri.

Uno scenario altrettanto suggestivo e mai pago di sentieri, fonte di ispirazione per l’inglese David H. Lawrence, così come per Mario Soldati, scrittore, giornalista e regista, si trova e si respira individuati gli arenili sabbiosi di Lerici, San Terenzo e relative propaggini.

Perdetevi tra le abitazioni color pastello, le ville e i bei giardini all’inglese sopra i carruggi e gli interminabili saliscendi dei centri storici di ambedue i borghi, scorgendo di sovente un mare dipinto di un intenso azzurro. La Bandiera Blu e le Quattro Vele di Legambiente, da sole, basterebbero a prestare questa bomboniera. Ma perché non parlare di San Terenzo, dove il mare ti entra sotto casa, o dei contrafforti che da castello a castello legano, in una unica, pratica conurbazione i pochi chilometri che separano i paeselli, o dell’atmosfera sospesa di Fiascherino e i tramonti a pelo d’acqua di Tellaro. Le colline circostanti, a davvero una risibile distanza, dotano Lerici e compagnia di quei panorami intrisi del relax a noialtri topi di città, ahinoi, già parsi alieni. È sempre il Parco Naturale Regionale di Montemarcello che funge da ponte, lasciata La Spezia alle spalle, a sfiorare gentilmente diversi scenari, molto più tranquilli e ormai sfuggiti dalle onde del burrascoso Tirreno, dritti verso Ameglia e la Lunigiana. Anche la costa diviene impervia, e Punta Corvo, allo stesso modo, seppure con diversi “colori”, di Punta Bianca, ottimamente delineano un anello di percorsi utili al track. Il sentiero che dal centro di Montemarcello conduce alla spiaggia di Punta Corvo, ultimo, mirabile esempio, a prima vista impiega molte energie, ma praticarlo ripagherà, statene certi, tutta la fatica. L’astuta zona del lericino unisce la forza primordiale delle onde che si infrangono sul bagnasciuga con la calma rurale degli ulivi e dei boschi dell’Alta Versilia.

Luoghi d'interesse

La Spezia traina i momenti di vuoto fuori dal vasto mare, ed ogni anno si arricchisce di concerti, spettacoli, feste, cene, ritrovi, conferenze e attività didattiche. Polo culturale, abbiamo visto, ma ugualmente calderone in fermento di mostre d’antiquariato e seratine intime a lume di candela, in uno dei ristoranti maestri delle pietanze a base di pesce, o cercando un ritrovo per qualche ballo serale.

Partendo dalle cime e scendendo ai primi estremi proprietà della Marina Militare, s’incappa in un progetto molto fresco e molto atipico di Franco Oliva, la villa urbana Marmori-Ceretti. Va considerata un prototipo riuscito di architettura floreale, e pittoresche e omaggianti i fiori sono le vetrate policrome, di chiaro gusto art déco. Fu commissionata, la villa, all’epoca del 1923, per volere di Teresita Marmori e del marito Amedeo, sviluppando nel tempo i tre piani. Conserva all’interno affreschi e pannelli dipinti di Luigi Agretti, dal 1984 risulta sede del Conservatorio di Musica intitolato a Giacomo Puccini.

Subentra dunque la moderna nemesi della cattedrale del Cristo Re, a guardia di Piazza Europa. Dotata di pianta circolare, un riferimento all’ostia utilizzata nel corso delle liturgie ecclesiastiche, con il sagrato che si apre a monte, il cupolone che la copre, caro agli spezzini, viene sostenuto da dodici colonne. Si tratta del principale edificio di interesse religioso per la città, e gli “spezei” già sanno, all’ora della messa, che le cripte del Cristo Re contengono le reliquie di San Venerio, la tomba della mistica Itala Mela e dei primi vescovi della Diocesi, presenze non da poco e a cui dedicare il massimo rispetto. Piazza Beverini è protetta dalla duplice – poiché doppie sono le bande alterne, ormai sbiadite – rappresentanza di uno stile smaccatamente gotico-ligure, e questo perché l’abbazia di Santa Maria Assunta, dicono le cronache, sembra una delle prime del capoluogo, e poi indica perfettamente il gusto dell’epoca. Sulle pareti sono esposte numerose opere d’arte, provenienti dalle chiese soppresse e demolite tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento, un classico degli anni che furono, lo spazio all’arsenale era necessario e la continua espansione doveva pur mietere le sue vittime.

Poiché La Spezia è una miscellanea di stili, non possiamo non citare il Teatro Civico, all’inizio di Via Prione e apripista del centro storico: devoto al neoclassico, e cresciuto supervisionato dall’architetto Ippolito Cremona, i bassorilievi in facciata e nel foyer rappresentano Bacco, Tabacco e Venere, allegoria del divertimento che occorreva alla società residenziale, qui a Spezia, la medesima forte di espansione.

In direzione della località di Fabiano, sulle alture, l’isolato monastero di Santa Croce dell’Olmo esprime la massima serenità. La dedicazione originale scomodava la Madonna del Monte, il titolo successivo si affermò più tardi, per la presenza di quest’albero nel piazzale. Una motivazione buona alla visita: la posizione collinare non sale impervia, ottima per camminare, e il territorio è oltre che consacrato. Location perfetta, se vi viene voglia di scattare all’alba o al tramonto.

Luglio, eccovi un mese prerogativa di estati all’insegna di musica e danze. Non ci spostiamo da La Spezia e cominciamo col dire che L’Artsenal Festival ospita personaggi del teatro – e del ballo – fra i più illustri del panorama contemporaneo, coronato da eventi musicali rivolti alla lirica, alla musica sinfonica e leggera ma anche alle note graffianti del rock, cui viene messa a disposizione l’area militare dell’ex caserma Mardichi.

Chi ambisse a spogliarsi dell’etichetta dei “foresti”, è atteso a due eventi irrinunciabili: il Palio del Golfo, la prima domenica di agosto, faro di sportività portato avanti attraverso una gara remiera tra tredici, numero delle borgate partecipanti, imbarcazioni a forma di gozzo, realizzate – usando le mani e l’olio di gomito –  da artigiani locali, e la Fiera di San Giuseppe, che si tiene nei giorni a cavallo del 19 marzo di ogni anno, ed é forse il più grande raduno di spezzini accorsi, sulla falsa riga delle rondini, come uccelli posati dove li attende il nido. Quando comincia San Giuseppe, piazza Verdi, i viali dei Giardini Pubblici e via Chiodo, incluse le stradine limitrofe, perdono il senno, animandosi con una fila di bancarelle dedicate alle più disparate merci; potrete trovarci la tradizionale porchetta affettata, o finire a prenotarvi per il dj set della notte bianca.

Marzo richiama gente persino nella periferia, superata l’area del Canaletto: tutti al Centro Fieristico, lo Spezia Expò, per il maggior evento commerciale dell’anno. Fiera Campionaria con prelibatezze della Lunigiana, e tanto spazio dedicato all’antiquariato e all’artigianato.

Cadimare organizza, nel mese di luglio, la Sagra del Muscolo. Proposito lodevole, se si pensa che lo scopo è quello di sovvenzionare la borgata per il giorno di gara al Palio del Golfo. Piatti eccezionali vi saranno serviti in serata, previsti balli con orchestre o complessi ed attrazioni varie ad ingresso libero, ogni stand o panchina illuminato dall’acqua, lungo la passeggiata a mare.

Porto Venere, poiché soggetta all’influsso genovese come gran parte delle realtà limitrofi, ci narra del suo passato attraverso il magnifico castello, evoluto con un corpo basso, accalcato contro il pietrisco del promontorio, la struttura risalente al XVI secolo, e numerose altre favole racconta, grazie anche alla parte nuova, databile alla prima metà dell’anno mille, e ai relativi ampliamenti effettuati in virtù dell’avamposto militare che, con i precedenti politici, s’apprestava a diventare. Di passi, da semplice villaggio di pescatori, ne ha compiuti eccome.

A partire dall’Ottocento, Porto Venere acquista fama dopo l’arrivo dei romantici inglesi Lord Byron e Percy Shelley, e contemporaneamente il Golfo può fregiarsi dell’appellativo che conosciamo. In ricordo di questo fatto, l’ultima domenica di agosto si tiene la Coppa Byron, ovvero la traversata in acque libere assolutamente sportiva, oltre che storica, dello stretto braccio di mare tra il paese e San Terenzo. Venne disputata per la prima volta nel 1949, e da allora coinvolge non solo gli enti municipali e la pubblica assistenza ma atleti in erba e più rodati, presi in prestito da tutta la Liguria. Sullo sperone di roccia proteso verso la Palmaria, retta su un antico tempio preesistente dedicato a Venere Ericina, la gentile Superba, intendendo sdebitarsi dell’aiuto avuto contro Pisa, decide di costruire un ampio apparato in stile gotico-genovese, l’iconica chiesa di San Pietro. Due parti distinte, una con torre campanaria decorata a file verticali di bifore, fasciata da pietre alterne bianche e nere, e l’altra con pianta rettangolare e abside semicircolare, compongono l’edificio. Una scalinata conduce allo spiazzo panoramico, piacevolissimo, accostato al tetto della costruzione, dal quale bearsi del vento e della veduta a tutto tondo della costa. Altri edifici di rilievo nel comune di Porto Venere li contiamo sulle dita di una mano: la chiesa parrocchiale di San Lorenzo nella parte alta del borgo, commistione tra il romanico e il gotico e con facciata eseguita dai Mestri Antelami, e al centro di Fezzano la chiesa di San Giovanni Battista, innalzata in stile barocco.

Il santuario di Nostra Signora delle Grazie, nella località omonima, si erge bianca e silenziosa, complici gli uliveti che la circondano. La raggiungete salendo qualche gradino, incombe d’un gotico baleno.

Veniamo alle manifestazioni. Festa della Madonna Bianca prevista il 17 agosto a Porto Venere, accompagnata dalla processione serale che taglia in due il borgo antico, illuminato a festa, per giungere sulla punta di San Pietro. Settembre ha fame di grande clamore per la Festa di San Venerio, e guarda caso è arrivato il giorno di libero accesso all’isola del Tino. Insieme alla festa, sono programmati un servizio di ristoro, la consueta visita all’eremo e le relative funzioni religiose. Sull’isola della Palmaria è prevista la camminata ecologica, manifestazione podistica non competitiva e a passo libero, varia di volta in volta ma, di base, la organizzano con la primavera.

Lerici coniuga il sacro ed il profano, ma anche il vetusto e le comodità moderne, luogo ideale se si è alla ricerca di tranquillità, di relax, di contatto con la natura e antiche tradizioni. La città ospita un museo piuttosto atipico, allestito nelle sale e nel cortile del castello, a tema geopaleontologico, e nato al soldo di un ritrovamento di orme di dinosauri risalenti a circa 220 milioni di anni fa.  La città è sede altresì di due biblioteche, e non lesina sugli eventi legati al cinema e alla poesia – citiamo per brevità il “Golfo dei Poeti Film Festival”, concorso internazionale che si svolge la terza settimana di agosto.

Villa Magni accoglie un po’ in disparte le macchina che da San Terenzo vanno a Lerici, famosa per essere stata abitata, da aprile a settembre del 1822, da Percy Bysshe e Mary Shelley, quando era ancora di proprietà dei marchesi Ollandini. Un tempo il mare affondava gli artigli direttamente dove comincia il bianco porticato della costruzione. Villa Marigola strizza l’occhio alla sorellona in posizione panoramica e dominante, a ridosso di un promontorio fitto di lecci, centro di manifestazioni culturali e di congressi. Nella torretta attigua visse lo scrittore Sem Benelli.

La chiesa parrocchiale di San Terenzo, edificata nel XVII secolo in onore di Santa Maria Assunta, è una splendida quanto antica bomboniera di stile tardo-barocco. Riparato dall’abside, al suo interno sorge un altorilievo rappresentante i Santi Fabiano, Rocco e Sebastiano; databile al Cinquecento il bassorilievo di Domenico Gar, scultore originario della Lorena. Svetta nella parte occidentale del borgo di Lerici il campanile di San Rocco, sulla cui parete antistante sono murati lapidi e bassorilievi legati alla storia della comunità. Il complesso richiama, ancora, lo stile barocco, la facciata è caratterizzata da una statua di Sant’Erasmo, mentre l’interno presenta una sola navata con quattro cappelle laterali. Entrate, perché gli affreschi custoditi qua dentro meritano. San Francesco, a sua volta, ha una chiesa, grande e spaziosa, interamente a lui dedicata. In realtà è dedicata a Francesco così come alla Madonna di Maralunga. L’originale santuario possiamo collocarlo in un periodo di tempo ante XIII secolo, e in tutt’altra posizione, ciò che si vede ora è stato ricostruito tra il 1632 e il 1636. A pochi passi dal lungomare, la facciata del complesso odierno si compone di pietra rosa di Finale, con cornici e lesene in marmo di Carrara, nella cappella va osservata una tavola della Madonna con Bambino recuperata per mano di alcuni pescatori -dopo il naufragio di un brigantino –, e arenatasi, neanche fosse un segno divino, nel bel mezzo della baia.

Ed eccoci a marzo, sempre invasori di Lerici, che accoglie e celebra i fasti della festa dedicata alla Madonna, patrona del borgo assieme a Sant’Erasmo, con fiera e processione religiosa. Alla manifestazione segue la tradizionale fiera, in programma nei giorni conclusivi del mese; di nuovo sul lungomare, presso il molo e nella centrale Piazza Garibaldi, vedrete allestite decine di bancarelle. ll 31 maggio si compie la processione al luogo del ritrovamento della tavola predestinata, in località Maralunga. Le celebrazioni in onore di Sant’Erasmo bisogna aspettarle. Cadono il primo week end di luglio, più coreografiche ma non meno sentite. La gente depone centinaia di lumini galleggianti nella baia e si avvia a guardare la processione, che termina alle porte della chiesa di San Rocco. Conclude l’evento uno spettacolo pirotecnico, e tanta convivialità.

Lerici in Fiore per i tre giorni di Pasqua. Il centro cittadino fa spazio a stand e bancarelle, piante, prodotti a base di erbe e oggettistica a tema, ghiotte occasioni per gli amanti di giardinaggio e floricultura.

Tellaro, infine, ad agosto, vi aspetta con la Sagra del polpo, ricca di incontri. I festeggiamenti ricordano il mito secondo cui il paese venne salvato dall’attacco dei pirati grazie alla bestiola, che diede l’allarme aggrappandosi alla corda del campanile.

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