Filattiera
“Non curandosi delle sicurezze della vita, qui spezzo i vari idoli dei pagani, mutò con la fede i riti di chi era in errore, donando ai pellegrini bisognosi il suo cibo”
(Epigrafe di Leodegar – Sec. VIII)
Filattiera è dimostrato essere uno dei cinque Kastra del limes bizantino di cui Giorgio Ciprio, storico dei longobardi, ci testimonia l’esistenza in Lunigiana. Già il nome stesso del borgo è considerato dagli studiosi un retaggio tipico di quell’epoca. Gli scavi archeologici, peraltro, condotti dal prof. Tiziano Mannoni, hanno confermato l’esistenza dell’antichissima stazione militare del Kastron Soreon (dal nome dell’antichissima chiesa romanica di Sorano) che fu posta a presidio di quella che sarebbe in seguito divenuta la via europea per eccellenza, cioè quell’Itinerario compiuto da Sigeric, arcivescovo di Canterbury, nel 990 oggi celebrato come Via Francigena.
Certo è che se Corrado Malaspina (detto “l’Antico” da Dante in Pur VIII) divise nel 1221 con il cugino Obizzino il grande feudo familiare in Spino Secco (ramo ghibellino) e Spino Fiorito (ramo guelfo), ponendo a capitale delle due nuove linee dinastiche rispettivamente Mulazzo e Filattiera, i retaggi storici dei due borghi dovettero essere molto simili. E come Mulazzo si identifica con il basamento pentagonale dell’antica torre, da sempre detta “Torre di Dante”), così, non a caso, a Filattiera troviamo la Torre di San Giorgio, costruzione anch’essa di tempi remoti ove si conserva l’Epigrafe di Leodgar, una stele sepolcrale datata 752 che rappresenta una delle più antiche testimonianze scritte (in esametri latini) del medioevo lunigianese.
La Pieve di Sorano, monumento non meno straordinario, custodisce da sempre ben tre statue-stele, a conferma che gli idoli pagani della Lunigiana preistorica non furono affatto distrutti dal mondo cristiano, come banalmente si crede, ma furono esorcizzati e conservati in seno al nuovo dominio sacro rivelato.